Negli ultimi anni si è sentito parlare molto della bioplastica, quella plastica bio-based e/o biodegradabile che dovrebbe sostituire la plastica nel 2021, soprattutto per i prodotti del monouso.
Il tema dell’inquinamento di mari e oceani derivante dalla plastica e i suoi composti (le famose immagini di tartarughe marine che nuotano nei sacchetti di plastica) ha sensibilizzato l’intero pianeta, al punto che il cambio di rotta nella produzione di questo materiale sta già avendo i suoi primi risultati.
Infatti, per alcuni prodotti, il Parlamento Europeo ha confermato la nuova legge che vieta l’utilizzo della plastica a partire proprio dal 2021.
Sono i prodotti del monouso, e nello specifico:
- posate monouso (forchette, coltelli, cucchiai e bacchette)
- piatti monouso
- cannucce
- cotton fioc
- bastoncini per palloncini
- plastiche ossidegradabili, contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso
Non solo, in realtà, la bioplastica è già un’alternativa per quasi tutti i materiali plastici convenzionali e per le relative applicazioni: dalle bottiglie per bevande nel segmento degli imballaggi alle tastiere nel segmento dell’elettronica di consumo e alle parti interne nel settore automobilistico.
Questa nuovo mercato emergente, vede una produzione di bioplastiche (o biopolimeri) in continua crescita. Ecco la situazione globale aggiornata nel 2020:
Ma cos’è la bioplastica e in quante categorie si suddivide?
Bioplastica: Bio-based, Biodegradabile o entrambe
La famiglia delle bioplastiche o plastiche green racchiude tre sottocategorie importanti:
- biobased, plastica creata utilizzando (anche in parte) materiali rinnovabili e cioè derivanti dalla biomassa, come ad esempio dal mais, dalla canna da zucchero o dalla cellulosa.
- biodegradabile, plastica in grado di convertirsi, in particolari condizioni ambientali circostanti, in sostanze naturali come acqua, anidride carbonica e compost (fertilizzante – da cui deriva compostabile).
- biobased e biodegradabile, tipologia di plastica che è sia derivante dalla biomassa e che attua il processo di biodegradazione.
In pratica, dire che una bioplastica sia derivante dalla biomassa può voler dire che non sia biodegradabile e, viceversa, esistono bioplastiche interamente a base fossile che però sono sia biodegradabili che compostabili. Ecco gli esempi:
- bio-PE, bio-PP e bio-PET sono bioplastiche biobased ma non biodegradabili
- PBAT, PCL e PBS sono bioplastiche non biobased ma 100% biodegradabile
- PLA, PHA e PHB sono bioplastiche sia biobased che biodegradabili
Le plastiche convenzionali PE, PP, PET, invece, sono quelle che se non dedicate al riciclo, continuano a rovinare il nostro pianeta. Al contrario, ecco come la European Bioplastics – EUBP descrive i vantaggi ambientali della bioplastica:
“Le analisi del ciclo di vita dimostrano che le bioplastiche possono ridurre significativamente le emissioni di CO2 rispetto alle plastiche convenzionali (a seconda del materiale e dell’applicazione). Inoltre, il crescente utilizzo della biomassa nelle applicazioni delle bioplastiche ha due chiari vantaggi: la rinnovabilità e la disponibilità.”
European Bioplastics – EUBP: le previsioni di crescita 2020-2025
Durante la quindicesima conferenza europea sulle bioplastiche, la European Bioplastics (EUBP) ha confermato che una crescita globale della capacità produttiva delle bioplastiche.
Il report, basato sullo studio di mercato Bio-based Building Blocks and Polymers del nova-Institute (2020), afferma che il 2020 si è chiuso con una produzione globale di bioplastiche di ben 2,1 milioni di tonnellate contro una previsione per il 2025 calcolata a 2,8 milioni di ton.
Secondo gli analisti, la crescita sarà guidata da biopolimeri come il bioPP (propilene biobased) di cui si presume un aumento del 3x nella produzione per i prossimi cinque anni e altre bioplastiche come PLA e PHA di cui si presume un aumento di cinque volte la produzione entro 2025, grazie a nuovi investimenti fatti in Cina, Europa e USA.
L’imballaggio rimane il più grande campo di applicazione per le bioplastiche con quasi il 47% (0,99 milioni di tonnellate) del mercato totale delle bioplastiche nel 2020.
I dati confermano anche che i materiali bioplastici sono già utilizzati in molti altri settori e il portafoglio di applicazioni continua a diversificarsi. I segmenti, come i beni di consumo o i prodotti per l’agricoltura e l’orticoltura, continuano ad aumentare la loro quota relativa.
L’Asia rimane un importante hub con oltre il 46% delle bioplastiche attualmente in produzione. Attualmente, un quarto della capacità produttiva si trova in Europa. Si prevede che questa quota crescerà fino al 28% entro il 2025.
Nei prossimi anni, in Europa e in Sudamerica saranno messe in funzione nuove capacità di produzione di PE biobased (bioPE). Al contrario, il PET biobased (bioPET) contribuirà solo in minima parte alle capacità complessive, secondo le previsioni dell’EUBP.
Conclusioni
Il trend di questo 2021 vedrà scomparire la plastica monouso dalle nostre vite, accelerando l’utilizzo dei materiali di plastica green e cambiando le nostre abitudini.
La bioplastica fa parte dei mercati emergenti nel settore della sostenibilità ambientale, tipica e preferita dalle generazioni dei Millennials e Generazione Z.